da Umberto Eco a Lorenzo Jovanotti

da IlFattoQuotidiano: Il Maestro e Noi, che abbiamo più o meno letto, e realmente capito, i suoi ponderosi libri. Il più grande intellettuale italiano vivente fronteggiato da un’eletta platea di studenti di provincia. Il confronto si tenne a suggello di un’accesa edizione del Premio “internazionale” sebbene abruzzese “Città di Penne”.
Umberto Eco fu accolto al pari di un capo di Stato, o di una rockstar. Jovanotti non poté fargli gimme five né cimentarsi in una brevissima apologia delle idee danzanti nel pensiero Echiano o di chiunque altro, perché non c’era Twitter. Tant’è che non esisteva praticamente nemmeno Matteo Renzi. Quando l’Umberto si grattò per la prima volta la sua inconfondibile barba anticogreciata, il gran bel pubblico andò in delirio. Immaginatevi cosa poté succedere quando parlò per la prima volta: “Perché faccio il professore? Perché assieme a una “libido docendi”, convive una “libido discendi”. ..continua

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